giovedì 12 novembre 2009

asciafà

«COSÌ I PASSEGGERI SI SENTIRANNO GIÀ A CASA»
«Benvenute a tutte 'ncopp'a 'stu volo»
Il dialetto arriva negli annunci di bordo
Annuncio della compagnia EasyJet: potrebbe succedere nel collegamento tra Malpensa e Napoli Capodichino



Personale di volo della compagniaMILANO - «Signore e signure benvenute a tutte quante 'ncopp'a 'stu volo 'e l'easyJet». «Sciuri e sciure, benvegn a bord de chel vul chi easyJet». Potrebbero suonare così, in un futuro prossimo, gli annunci di bordo nei voli italiani della compagnia low cost inglese. Che, cavalcando la polemica sull'introduzione dei dialetti a scuola e nelle amministrazioni pubbliche, sta valutando di introdurre le parlate locali delle città di partenza e di destinazione negli annunci.
MILANESE E NAPOLETANO - EasyJet fa sapere in un comunicato che, come «terzo vettore per quota di mercato nel trasporto passeggeri in Italia», sta prendendo «in seria considerazione la possibilità di sdoganare e valorizzare i principali idiomi regionali introducendoli sulle tratte domestiche durante le istruzioni di sicurezza che vengono fornite prima del decollo. Così sul collegamento tra Milano Malpensa e Napoli Capodichino l'italiano e l'inglese potrebbero in futuro essere affiancati dal lumbard e dal nnapulitano».

COME ESSERE A CASA - «Il nostro interesse per l'uso dei dialetti a bordo nasce dalla volontà di essere sempre più vicini alla quotidianità dei nostri passeggeri e di dare loro un segno tangibile del fatto che sentiamo l'Italia come la nostra seconda casa - spiega Thomas Meister, marketing manager -. Inoltre ci sembra bello far riassaporare ai nostri passeggeri l'emozione di trovarsi a casa già dal momento in cui salgono a bordo di un aereo». Nel comunicato, la compagnia scrive il testo dell'annuncio in italiano e come sarebbe su un volo Malpensa-Capodichino, in milanese e napoletano (leggi).

domenica 1 novembre 2009

Buon Sangue non mente

Facite ammuina

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Facite Ammuina (che in napoletano significa fate confusione, rumore) sarebbe stato un comando contenuto nel Regolamento da impiegare a bordo dei legni e dei bastimenti della Real Marina del Regno delle Due Sicilie del 1841, in effetti però era un falso storico[1]. Il testo di tale falso così recita:

(NAP)
« All'ordine Facite Ammuina: tutti chilli che stanno a prora vann' a poppa
e chilli che stann' a poppa vann' a prora:
chilli che stann' a dritta vann' a sinistra
e chilli che stanno a sinistra vann' a dritta:
tutti chilli che stanno abbascio vann' ncoppa
e chilli che stanno ncoppa vann' bascio
passann' tutti p'o stesso pertuso:
chi nun tene nient' a ffà, s' aremeni a 'cca e a 'll à".
N.B.: da usare in occasione di visite a bordo delle Alte Autorità del Regno. »
(IT)
« All'ordine Facite Ammuina, tutti coloro che stanno a prua vadano a poppa
e quelli a poppa vadano a prua;
quelli a destra vadano a sinistra
e quelli a sinistra vadano a destra;
tutti quelli in sottocoperta salgano,
e quelli sul ponte scendano,
passando tutti per lo stesso boccaporto (buco);
chi non ha niente da fare, si dia da fare qua e là. »

Di questo falso passo del regolamento in questione esistono copie, vendute ai turisti nei mercatini di Napoli anche oggi, in cui viene riportato a firma dell'Ammiraglio Giuseppe di Brocchitto e del "Maresciallo in capo dei legni e dei bastimenti della Real Marina" Mario Giuseppe Bigiarelli.

Indice

[nascondi]

Un falso storico [modifica]

Il motivo dell'assenza di copie ufficiali è semplicemente che il regolamento della Real Marina del Regno delle Due Sicilie non ha mai presentato un tale articolo[1]; e né di Brocchitto né Bigiarelli risultano tra gli ufficiali della marina duosiciliana. Tali cognomi sembrerebbero del tutto inventati poiché il primo non risulta esistere in nessun archivio dell'intera Italia, e il secondo è del tutto estraneo alle popolazioni delle Due Sicilie. Peraltro, il regolamento della Real Marina era redatto, come tutti gli atti ufficiali, in perfetto italiano, e perfino l'esame del testo in napoletano lascia dubbi di genuinità, soprattutto perché usa l'indicativo per degli ordini: per esempio, invece che «chilli che stanno abbascio vann' ncoppa e chilli che stanno ncoppa vann' abbascio», ci si aspetterebbe «... jessero ncoppa...». In particolare il presente congiuntivo nell'ultima frase, s'aremeni era certamente scomparso nell'uso popolare ottocentesco della lingua napoletana e sostituito dalla forma ottativa s'ar(r)emenasse.

Si tratta quindi di uno dei tanti aneddoti denigratori sulle forze armate borboniche (nel loro insieme spregiativamente definite esercito di Franceschiello) confezionati a fine propagandistico dai piemontesi per screditare il Regno delle Due Sicilie e la dinastia dei Borbone. Altre invenzioni simili, riguardanti questa volta l'esercito, sono il facite 'a faccia feroce e il facite 'a faccia fessa che sarebbero stati gli ordini impartiti alle reclute durante l'addestramento.

Tra l'altro, la Real Marina del Regno delle Due Sicilie era particolarmente efficiente, tanto che nell'Italia appena unificata, che si trovava imposte tutte le istituzioni e la legislazione piemontese, la Marina adottò proprio divise, gradi e regolamenti di quella napoletana[2].

Genesi dell'espressione [modifica]

Sebbene il facite ammuina non nasca affatto da un regolamento della marina borbonica, esso trae origine da un fatto storico realmente accaduto (anche se dopo la nascita della Regia Marina italiana). Un ufficiale napoletano, Federico Cafiero (1807 - 1889), passato dalla parte dei piemontesi già durante l'invasione del Regno delle Due Sicilie, venne sorpreso a dormire a bordo della sua nave insieme al suo equipaggio e messo agli arresti da un ammiraglio piemontese, in quanto reponsabile di mancanza di disciplina a bordo. Una volta scontata la pena, l'indisciplinato ufficiale venne rimesso al comando della sua nave dove pensò bene di istruire il proprio equipaggio a "fare ammuina" (ovvero il maggior rumore e confusione possibile) nel caso in cui si fosse ripresentato un ufficiale superiore, con lo scopo di essere avvertito e contemporaneamente di dimostrare l'operosità dell'equipaggio[1].

Collegamenti esterni [modifica]

Note [modifica]

  1. ^ a b c R. M. Selvaggi. «Facite ammuina un falso». Il Mattino, 15 aprile 1995.
  2. ^ A. Ghirelli, Storia di Napoli

Bibliografia [modifica]

  • Nicola Forte, Viaggio nella memoria persa del Regno delle Due Sicilie. La storia, i fatti, i fattarielli, ed. Imagaenaria, Ischia, 2007, ISBN 888914470X
  • Arturo De Cillis, Quando i Borbone ordinavano: FACITE AMMUINA! Spunti per un'azione di disconoscimento di paternità, ed. GDS - Edizioni & Tecnologie, Napoli, 2000, ISBN 88-86958-01-6